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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Aprile 2000

 

E Salomè balla con i robot

I soldati di Erode con i fucili, i giudei che arrivano su un canotto, pupazzi meccanici. E’ la versione moderna dell’opera di Strauss diretta da Martin Kusej al Filarmonico di Verona. Un’interpretazione dissacrante e discutibile. Anche se musica e interpretazioni hanno fatto scordare al pubblico le inevitabili contraddizioni storico-librettistiche

La "Salomè" di Richard Strauss ebbe la sua prima rappresentazione a Dresda il 9 dicembre 1905 anziché, come stabilito in un primo tempo, nella cattolicissima Vienna dove doveva essere diretta da Gustav Mahler. Motivo del cambiamento fu la scabrosità dell'argomento, l'atrocità del finale e la paura che la censura, assai rigida, vietasse la danza dei sette veli snaturando l'opera. L'esito della prima fu trionfale con trentotto chiamate alla fine del lungo atto unico ed il successo ebbe subito un'eco internazionale.

La rappresentazione di Dresda fu preceduta da una prova generale pubblica a Milano diretta da Arturo Toscanini che riscosse un grande favore del pubblico presente. Il testo del libretto è tratto dalla omonima tragedia di Oscar Wilde, che ebbe come superba interprete Sarah Bernhardt: l'idea di musicare tale testo fu suggerita a Strauss dal poeta viennese Anton Lindner mentre la effettiva stesura fu di Hedwig Lachman. La prima interprete del ruolo della protagonista fu Marie Wittich, grande soprano wagneriano, che nella danza dei sette veli impose la sua sostituzione con una controfigura. Musicalmente è una partitura lussureggiante che necessita di un poderoso organico con un grande numero di percussioni. L'opera non ha una ouverture ma trasporta immediatamente l'ascoltatore al centro della drammaturgia straussiana assorbendolo in un vortice sonoro a volte di una inaudita violenza fonica ed a volte in una eterea leggerezza.

La "Salomè" è costituita da un continuo fluire del discorso musicale e l'unico pezzo chiuso è la danza dei sette veli, l'ultima pagina che Strauss scrisse prima di dare alle stampe la partitura.

Al Teatro Filarmonico di Verona Salomè era Sylvie Valayre che ha messo in evidenza le sue notevoli doti vocali interpretando il ruolo con grande determinazione, disimpegnandosi abilmente nella impervia tessitura straussiana: gli acuti sono splendidi ed impeccabili e la tenuta vocale perfetta in tutto l'arco dell'opera.

Di notevole rilievo Miguelangelo Cavalcanti nella parte di Jochanaam dotato di una voce perfettamente aderente al personaggio del Battista; ottima Erodiade era Lani Poulson come pure efficace il Narraboth di Walter Pauritsch. Erode era impersonato da Michael Pabst che, pure in non perfette condizioni fisiche, ha delineato molto bene il personaggio. Da ricordare l'intera compagnia costituita da Manuela Custer, Enrico Facini, Cristiano Olivieri Paolo Zizich, Aldo Bertolo, Francesco Musinu, Frano Lupi, Gianluca Floris ed Ezio Maria Tisi. Christian Arming ha saldamente tenuto in pugno l'orchestra dell'Arena di Verona con ottimi risultati.

Se dal punto di vista musicale tutto ha funzionato egregiamente non così deve dirsi per la parte visiva dello spettacolo. La scena era costituita da una grande squallida stanza sul cui soffitto si apriva una apertura circolare e nella quale si svolgeva tutta la vicenda. Le scenografia era di Martin Zehetgruber mentre i costumi, di epoca moderna, erano di Heidi Hackl. L'allestimento proveniva dal Teatro dell'Opera di Graz. La regia di Martin Kusej è stata veramente dissacratoria e si è visto di tutto: soldati armati di fucili, i giudei che arrivano con un canotto di gomma, Narraboth armato di una specie di fisarmonica e movimenti schizofrenici imposti a Salomè e ad Jochanaan. La danza dei sette veli, uno dei vertici della partitura, non è stata per nulla una danza ed era infarcita di una serie di bambolotti meccanici che uno alla volta cadevano in botole sparse sul piano del palcoscenico mentre Salomè fa a pezzi uno di essi.

Durante tutto il lungo monologo di Salomè nel finale dell'opera Erode, in vestaglia, rimane disteso per terra ed infine Salomè non viene uccisa dai guerrieri con i loro scudi, per ordine di Erode, ma rimane in piedi immobile al proscenio mentre si chiude il sipario.

Ma tanti altri particolari dovrebbero essere rimarcati ; peccato che un lavoro dell'importanza della straussiana "Salomè" venga così travisato anche nel rapporto del fatto storico oltre a quello librettistico. Il pubblico ha accolto lo spettacolo molto bene, dando importanza alla parte musicale e dimenticando quella visiva.

Luciano Maggi

(visto a Verona l’8 aprile 2000)

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