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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Aprile 2000

 

Che cattivo quel soldato Ryan

Finora si è distinto in ruoli da buono e simpatico, come nel film di Spielberg sullo sbarco in Normandia. Ora Matt Damon si mette alla prova nella parte di un personaggio ambiguo e negativo. Come il Thomas Ripley della pellicola di Antony Minghella. Che, dice, è più simile a noi "normali" di quanto non immaginiamo

Trent’anni, vincitore di un Oscar per la sceneggiatura di Will Hunting – genio ribelle, simpatico, educato e molto alla mano, Matt Damon è il protagonista dell’ultimo film di Antony Minghella, Il talento di Mr. Ripley. Una pellicola dura, non convenzionale ed estremamente interessante sulle orme di Alfred Hithcock. Un personaggio non facile da interpretare, quello di Thomas Ripley, che ha richiesto a Matt Damon un lavoro durissimo ed estenuante.

Mr. Damon, non si sente un po’escluso dalla corsa agli Oscar, lei che con Il talento di Mr.Ripley avrebbe certamente meritato almeno la nomination?

La sceneggiatura de Il talento di Mr.Ripley è una delle migliori che io abbia mai letto. Antony dice di sentirsi come il padre del film e allora io sono uno dei figli. Nella mia vita di attore non sono mai riuscito a dare il massimo come in questa pellicola e gli Oscar sono stati una vera delusione. Del resto durante la sera delle nominations eravamo a Londra e io ed Antony ci siamo appartati per parlare da soli in un’altra stanza, mentre tutti quelli del nostro gruppo erano rimasti di fronte alla televisione. Con il passare del tempo non abbiamo sentito nessun urlo di gioia e abbiamo capito che qualcosa era andato male.

Cosa pensa del Male nascosto nelle persone?

In tutti noi convivono un lato oscuro e uno più luminoso. Dipende se noi vogliamo accedervi o meno. Il mio lo conservo per il cinema.

Cosa ha preso dal personaggio di Ripley per sé?

Molto.

Anche la vespa che guida nel film?

Avrei voluto, ma non ho potuto portarla in America. Scherzi a parte, Ripley mi ha portato a riflettere molto su me stesso. Ogni personaggio è catartico, ma con lui è stato diverso, perché molto è maturato dentro di me. Sono stato molto felice di potere vivere la sua vita senza soffrirne le conseguenze. Ci sono molti tratti del suo carattere che ritengo universali. E’ un personaggio che ispira una certa empatia con il pubblico. Tutti ci siamo sentiti rifiutati e soli e tutti quanti abbiamo avvertito un senso di mancata appartenenza alla realtà in cui viviamo. Del resto tutti quanti noi abbiamo anche sentito la capacità di esprimere un amore enorme e – al tempo stesso – un grande voglia che lo stesso amore ci venisse restituito. Questo è l’elemento centrale del suo personaggio.

Rispetto a Rounders, L’uomo della pioggia e Salvate il soldato Ryan il suo personaggio non è marcatamente simpatico. ‘Peggiorato’ dal fatto di essere una figura ambigua, cattiva e poco affidabile. I registi dicono che è difficile oggigiorno trovare interpreti famosi per un ruolo principale da cattivo. Lei non era spaventato per la sua carriera quando ha accettato di portare sullo schermo Mr. Ripley?

Non è mai stata una preoccupazione. Come attore cerco ruoli complicati, diversi e coraggiosi. La sceneggiatura era scritta perfettamente e siccome Antony Minghella era coinvolto non l’ho mai considerato un vero rischio.

Quale preferisce tra il cinema indipendente e quello degli studios?

Non amo né le catalogazioni, né i generi. Scelgo le sceneggiature che mi piacciono. Preferisco i film che hanno qualcosa da dire. Non importa quando costano. Se anche sono film costosi, ma interessanti, li giro volentieri.

Cosa conosceva dell’Italia?

Prima di iniziare a lavorare per questo film non c’ero mai stato. Sapevo quello che avevo visto al cinema ed ero perciò molto confuso. Sono arrivato proprio come Ripley con pochissime idee chiare. Dopo sei mesi di vita qui credo di essere rimasto davvero molto innamorato.

A proposito dell’amore: qualcuno dice che si sposerà presto con Wynona Ryder…

Ci sono abituato. E’ la decima volta che la stampa americana mi appioppa una fidanzata diversa.

Ma lei è innamorato?

E’ una domanda molto personale, ma direi proprio di sì.

Sul set di Ripley è venuta anche Winona Ryder…

Sì, ma solo per un po’.

Nella vita di tutti i giorni che musica ascolta?

Grazie al film ho imparato a conoscere il Jazz. Antony prima che venissimo in Italia ci ha mandato la musica di tutte le scene in modo che anche quando provavamo potevamo sentire in noi un certo ritmo. Amo tutti i generi musicali, ma soprattutto la musica rock.

Qual è il suo autore o il gruppo preferito? Diciamo quello da ‘pomeriggio piovoso a casa’?

Mi vengono molti nomi in mente. Uno su tutti: i Beatles.

Lei crede che lo sforzo colossale di un’interpretazione tanto matura l’abbia cambiata?

Ogni ruolo ti cambia e io credo di imparare sempre. Spero di potere continuare a fare l’attore a Hollywood o a teatro per tutta la vita, perché sento profondamente il bisogno di recitare. Se così, però, non dovesse essere ecco allora che continuerei a recitare a beneficio dei miei amici in salotto.

Ripley è un film sul valore dell’identità. Qual è la sua idea a proposito?

Credo sia meglio scendere a patti con chi sei veramente, piuttosto che cercare di essere chi non sei.

Marco Spagnoli

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