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redarrowleft.GIF (53 byte) Letture & Scritture Aprile 2000

 
Amore mio impossibile

Una storia sentimentale sognata che si confonde con il racconto di una storia vissuta; relazioni che muoiono quando dovrebbe cominciare. Sono i dubbi e le incertezze proposte da Javier Marias nel suo "L’uomo sentimentale" e da V.S. Pritchett ne "La donna del Guatemala"

Javier Marìas, L’uomo sentimentale, Einaudi, pp.157, L.26.000

"La vida es sueño" affermava Calderon de la Barca qualche secolo fa. La vita è sogno torna a insinuare oggi un altro autore spagnolo, Javier Marìas, attraverso il protagonista del romanzo "L’uomo sentimentale": un famoso tenore catalano, costretto ad un’esistenza "molto solitaria nelle grandi capitali del mondo" e assai attento alla decifrazione dei propri sogni, convinto com’è che non vi sia una precisa linea di demarcazione fra sonno e veglia, tra attività onirica e azioni diurne.

Infatti la narrazione in prima persona che il cantante d’opera fa ai lettori è il resoconto di uno scampolo della sua vita, o d’una vicenda onirica, giacché la storia d’amore che egli ci racconta è insieme un’esperienza che il Leone di Napoli (questo il suo soprannome) dice d’aver compiuto, ma anche un sogno da lui fatto verso l’alba – giusto nell’interregno fra l’ambito della notte e del giorno –; per non parlare del fatto che di un romanzo si sta parlando, intessuto per sua stessa natura da immaginazione e dati di realtà. Una storia d’amore oppure, si diceva, il sogno o il vagheggiamento nostalgico di essa, se è vero che sono solo "le tracce che danno origine al rimpianto. Le cose malamente concluse o ciò che non esiste".

Perché non certo di una passione appagata si tratta qui, ma piuttosto del desiderio di essa; in quanto l’amore è forse "il sentimento che richiede le maggiori dosi di immaginazione", come confessa Marìas nell’epilogo del libro. Così il tenore, sospeso fra onirismi e aspirazioni sentimentali, finisce impelagato in un ménage a trois, trovandosi a concupire la bella Natalia, infelicemente sposata con un marito peraltro innamoratissimo di lei. Il triangolo sarà destinato a disfarsi in modo drammatico, in un epilogo insolito all’insegna, ancora una volta, del sogno e dell’incertezza. Resta un dubbio al termine di questo ironico divertissement: chi ha amato sul serio e chi è stato davvero tradito, in questa storia crepuscolare ai confini della realtà? Al lettore l’ardua sentenza.

V. S. Pritchett, La donna del Guatemala, Adelphi, pp.87, L.10.000

Di Pritchett, gli aficionados di quegli eleganti tascabili multicolori che costituiscono la Piccola Biblioteca Adelphi ricorderanno senz'altro il racconto "Amore cieco": minuscola ma preziosa perla narrativa sull'imprevedibilità dei sentimenti che possono unire persone fra loro estremamente dissimili e su quel magico incontro/scontro che sempre avviene in ogni storia d'amore quando l'uomo e la donna, per un'alchimia ineffabile, si amalgamano nel crogiolo della passione e poco importa se ciò durerà una notte o una vita.

Anche nei due brevi ma folgoranti narrativi riuniti sotto il titolo "La donna del Guatemala" il tema è il medesimo e i protagonisti sono ancora una volta un uomo e una donna. Solo che qui la scintilla della mutua attrazione non scocca o scocca troppo tardi, allorché il rapporto è avviato verso il degrado irreversibile della disaffezione o, più banalmente, verso il gelo dell'indifferenza.

La prima vicenda, che dà il titolo al libro, parla di una "signora che viene dal Guatemala" per incontrare in Inghilterra l'idealizzato direttore di una rivista, del quale la donna si è invaghita leggendo i suoi articoli di denuncia sulla realtà sociale del Centro America. Miss Mendoza non appare né bella né particolarmente simpatica agli occhi del pallido intellettuale londinese, ma lei prende a seguirlo in un giro di conferenze all'estero, incalzandolo ovunque con una "inumana dedizione" che lo imbarazza e sconcerta. Tuttavia, sarà solo dopo un netto rifiuto da parte del direttore rispetto alle profferte amorose dell'ammiratrice che – scomparsa lei una volta per sempre – l'uomo, non più certo dei propri sentimenti, vedrà mutare l'iniziale ripulsa in un'improvvisa ma non più appagabile attrazione.

Anche il secondo racconto tratta di un incontro mancato fra un vedovo di 65 anni in cerca di moglie e una sua ex conoscente, che l'uomo tenta di rincontrare illudendosi di far nascere in lei un assai improbabile affetto. Si tratta dunque di due storie senza una vera trama, come sempre in Pritchett. Di incontri rapidi, come le narrazioni essenziali di quest'autore, così attento a illuminare con l'ironia della sua prosa nitida e tagliente gli istanti cruciali per la nascita o l'aborto di una storia d'amore; quando, dismessa la maschera delle buone maniere, ognuno è faccia a faccia con la propria e l'altrui autenticità.

Francesco Roat

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