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redarrowleft.GIF (53 byte) Letture & Scritture Marzo 2000

 
E per traguardo il nulla

Un viaggio fra realtà e inconscio, pieno di trabocchetti e domande senza risposta. E’ questo lo sfondo che, nel libro di Francesco Roat, accompagna la storia di Angelo. Un uomo senza memoria che rinuncia alla fine a farsi domande. E dare così un senso alla sua esistenza

Francesco Roat, Tra / guardo, Argo, pp. 141, L. 25.000

Nell’agile volume di poco più di un centinaio di pagine Francesco Roat, autore di una non facile narrazione, conduce il protagonista – uno, malgrado la precisa separazione dell’opera in due parti – in una sorta di viaggio nella ragione senza spazio né tempo che è dominio dell’inconscio. Viaggio irto di trabocchetti, incertezze e difficoltà, le infinite domande sulle ragioni di ogni possibile modo di esistere e di ogni altrettanto possibile rinuncia ad esistere "validamente".

Si dipana nel nome dell’incertezza questo racconto, cui fa da sfondo il dubbio costante che ogni sforzo sia vano; specie nella prima parte, che contiene un unicum narrativo, la molteplicità delle istanze forma una specie di groviglio, un interrogativo parzialmente fine a se stesso.

Angelo, uomo che ha perduto la memoria, mentre brandelli di ricordi si affacciano costantemente al suo pensiero, è fuggito da Bolzano in un paese del meridione, dove i colori e i ritmi della vita si fondono (immagine inequivocabile) con l’immensità onnicomprensiva del mare. E’ alla ricerca, peraltro più ipotetica che reale, della sorella che lasciò diciassettenne la casa materna senza più dare notizie di sé; Angelo la ritroverà, rivedendola fuggevolmente, ad Amsterdam: non la vorrà incontrare, preferirà chiudere il viaggio in un gioco a tre con una prostituta. Fanno da cornice alla persona di Angelo figure minori tracciate dall’autore con precisione desolante, a chiudere un quadro desolato.

La seconda parte del racconto si articola secondo un criterio narrativo meno uniforme, dove tuttavia domina ancora l’immagine di un uomo che si abbandona, psicologicamente, alla risacca di un’esistenza senza motivazioni, fino alla rinuncia finale ad ogni interrogativo, all’accettazione di rappresentare una specie di sfaccettatura del nulla. La prosa è nell’insieme volutamente essenziale, parlata, povera di interpunzioni. Non mancano tuttavia intuizioni poetiche e vivide immagini.

Resy Amaglio

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