Vai al numero precedenteVai alla prima paginaVai al numero successivo

Vai alla pagina precedenteVai alla prima pagina dell'argomentoVai alla pagina successiva

Vai all'indice del numero precedenteVai all'indice di questo numeroVai all'indice del numero successivo
Scrivi alla Redazione di NautilusEntra  in Info, Gerenza, Aiuto
redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Febbraio 2000

 
Hannibal addio, parola di Jodie

Il suo destino è interpretare donne dal carattere forte. Dall’adolescente di Taxi Driver alla psicologa trentenne de Il Silenzio degli Innocenti. Ma ha detto no al seguito. Ora, nel suo ultimo film "Anna e il Re", Alicia Christian Foster detta Jodie è una coraggiosa educatrice britannica del 1800 alla corte del sovrano del Siam. Perché, racconta, ama l’Oriente. E, anche se piccola e minuta, forte e coraggiosa lei lo è davvero anche nella vita

Quante immagini diverse di se stessa è riuscita a fornire nel corso degli anni Alicia Christian Foster, conosciuta presso il grande pubblico con il nome di Jodie: a due anni era la bambina del Coppertone che doveva litigare con un cagnolino birichino per tenere il suo costume, a tredici l’adolescente protagonista di Taxi Driver di Martin Scorsese, a diciannove donna in crisi per colpa di John Warnock Hinkley Jr. che disse di avere tentato di uccidere il Presidente degli Usa Ronald Reagan proprio su ispirazione del film interpretato da lei e De Niro, a ventinove regista per Il mio piccolo genio, a trentasei madre di un bimbo avuto tramite fecondazione artificiale. Unica attrice ad avere vinto due Oscar prima dei trenta anni, Jodie Foster di persona è talmente minuta da ricordare uno scricciolo. Eppure quando incomincia parla o ti guarda negli occhi, riesci a percepire quanto carisma e quanta forza debba avere dentro di sé. Proprio come il personaggio dell’educatrice inglese Anna Leonowens interpretato al fianco di Chow Yun Fat in Anna and the king.

Mrs. Foster, qual è il fascino della storia raccontata nei diari di Anna Leonowens, la governante che a metà del diciannovesimo secolo si recò a Bangkok per prendersi cura dell’educazione dei figli del re del Siam?

Sono i protagonisti a renderla assolutamente affascinante. Lei era una grande donna, lui un leader eccezionale in un’epoca molto difficile. Erano entrambe persone uniche per quanto riguarda il loro coraggio e la loro sicurezza di sé. Personalmente sono sempre stata affascinata dall’Oriente e da parecchi anni ero in cerca di una storia che mi consentisse di potere conoscerlo meglio. Purtroppo non ero mai riuscita a trovare una storia che mi consentisse di fare questa esperienza e non avevo idea di dove cominciare. Quando mi è stata offerta la sceneggiatura del film quasi non ci credevo.

Non era intimorita a portare sullo schermo un ruolo già reso immortale da Deborah Kerr nel 1956 in Io e il re al fianco di Yul Brinner?

Sebbene la storia sia molto simile, sapevo di dovere essere molto diversa da Deborah Kerr e che c’erano molti elementi che volevo attualizzare. Ho voluto rendere il cambiamento di una persona che rimane affascinata da una cultura a lei estranea. Qualcosa di molto moderno che non poteva essere espresso né dalla Kerr, né dalla versione del 1946 con Rex Harrison e Irene Dunn.

Anna è una donna dal grande carattere come tutte quelle che lei, in genere, sceglie di interpretare…

Le donne forti hanno davvero caratterizzato la mia carriera. Questo, però, dipende anche dal fatto che tendo a scegliere personaggi centrali nelle storie che interpreto. E’ difficile che un personaggio di rilievo in un film non possieda anche un carattere molto forte. In quell’epoca viaggiare senza soldi, con un figlio e per novemila miglia, non era una cosa facile. Anna era una donna di carattere, portato avanti anche dal suo sentirsi molto britannica in un paese di cui non conosceva i costumi e di cui non capiva la lingua.

Perché ha deciso di non interpretare il seguito de Il silenzio degli innocenti lasciando il posto – probabilmente – alla Gillian Anderson di X files?

Perché proprio nel periodo in cui verranno iniziate le riprese io starò dirigendo il mio prossimo film Flora Plum. Non mi era possibile conciliare questi due impegni.

Una risposta molto diplomatica, ma lei non crede che ci sia anche qualche altro motivo?

Sia io che Antony Hopkins siamo molto affezionati ai nostri rispettivi personaggi e sappiamo entrambi molto bene che cosa farebbero e che cosa non farebbero. Per noi è molto importante che i personaggi e il film raggiungano almeno lo stesso livello qualitativo dell’originale. E’ per questo che speriamo fortemente che il nuovo film sia davvero ottimo. C’è stato anche un pettegolezzo riguardo il fatto che io avrei rifiutato la parte per colpa della grande violenza di alcune scene, ma posso dire che non è vero.

Marco Spagnoli

np99_riga_fondo.gif (72 byte)

                                           Copyright (c)1996 Ashmultimedia srl - All rights reserved