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redarrowleft.GIF (53 byte) Arte Febbraio 2000 (a cura di Giovanna Grossato)


"Una scuola, una città", a cura di Gianni A.Cisotto, ed. Scuola d’Arte e Mestieri, Vicenza 1999

Il volume, tracciando un’ampia panoramica sulla vita della Scuola d’Arte e Mestieri, fondata alla metà dell’Ottocento ed ancora operante in Vicenza, completa e conclude le celebrazioni del 140° anniversario della sua nascita, 140 anni che, come precisa in introduzione il curatore dello studio, Gianni Cisotto, "sono coincisi con 140 anni di vita della città di Vicenza" e hanno perciò suggerito il titolo medesimo del libro.

Nata come Scuola di Disegno e Plastica dell’Accademia Olimpica, di cui resta una filiazione diretta fino al 1926, mantenendo tuttavia, anche in seguito, forti legami con l’Accademia stessa, la Scuola rappresenta perfettamente il clima di una provincia in via di sviluppo industriale e di una città dove l’artigianato, anche di livello raffinato, è fiorente.

I corsi serali per operai, allo scopo di approfondire la preparazione professionale e di fornire i mezzi di apprendimento di tecniche più qualificanti, sono organizzati secondo criteri che rispecchiano fedelmente l’impostazione culturale ed etica degli intellettuali vicentini del tempo, dal moderato clericale Fedele Lampertico al liberale scientista Paolo Lioy.

Nel saggio centrale del volume "Dall’abbiccì al mestiere" di Mara Seveglievich, emerge molto chiaramente la peculiarità di questa offerta di scolarizzazione tecnico-artigianale: la scuola è una elargizione paternalistica, fornita alle classi meno abbienti perché migliorino la loro condizione di vita, certamente non per modificare lo stato sociale dagli ambiti ben precisi, che tali devono restare, così come ci si adopera per far si che artigiani ed operai possano vivere in modo dignitoso, fuori dal rischio di crapule, in casettine dotate di orticelli., inseriti, quindi, in un "perbenismo" acconciamente distribuito in ogni fascia della società.

La scuola ha comunque molti pregi, vi insegnano personalità di tutto rispetto; nel corso degli anni diventa salda al punto da mantenere le proprie caratteristiche professionali formative anche durante il fascismo.

Questa istituzione scolastica tipicamente legata al provincialismo vicentino resta sempre al passo con i tempi, vivendo, ancorata alle esigenze locali, lo sviluppo dei "mestieri d’arte" in modo proficuo: vi si formarono alcuni bei nomi di spicco, artisti-artigiani di grande creatività quale, fra tutti, Neri Pozza, pittore-scrittore-editore di finissimo ingegno.

"Dall’abbiccì al mestiere", giustamente; e ancora oggi, dopo qualche anno di difficoltà, la Scuola d’Arte e Mestieri aiuta chi la frequenta a perfezionare il mestiere come arte: ne sono testimonianza i validi artigiani orafi che ai nostri giorni spopolano il mercato del gioiello di buona fattura.

Nella seconda parte del volume, Cristina Borin, Antonio Ranzolin, Renato Zironda, Manuela Farina esaminano lo sviluppo della scuola nel corso del 1900, gli anni difficili, le crisi superate, le prospettive future "oltre la città": prospettive ancora valide pur nel nostro presente dai cambiamenti così rapidi e spesso sconvolgenti.

Resy Amaglio
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