Lanima? E morta nel 900
Una cultura legata al commercio, il
"pensiero universale" spazzato via dal relativismo e al materialismo, il senso
della storia dimenticato. E questa per Peter Russel, uno dei più grandi poeti
britannici contemporanei che oggi vive ad Arezzo, leredità del 20esimo secolo. Ma
non tutto è perduto. Basta ricordarsi che esistono ancora cose vere. Come la capacità di
amare
Peter Russell è ritenuto dai critici letterari inglesi e americani uno dei più
grandi poeti britannici contemporanei. Dopo le prime poesie pubblicate nel 1939, ha
diretto riviste letterarie, pubblicato una trentina di libri di poesia, qualche opera di
prosa, centinaia di articoli, traduzioni da svariate lingue, monografie e saggi. Durante
la seconda guerra mondiale ha combattuto in Europa, poi in Birmania e in Malesia. Deposte
le armi, è diventato professore di filosofia occidentale e orientale alla Imperial
Academy of Philosophy di Teheran. Da anni vive in Italia, in provincia di Arezzo, dove
continua, a fatica, a vivere della sua poesia.
Nautilus è andato a trovarlo per porgli alcune domande
sul secolo appena finito, come spunto di riflessione sul progresso della nostra società e
degli uomini che in essa vivono.
E finalmente arrivato il tanto atteso nuovo
millennio, ma vorrei ci fermassimo ancora un po per riflettere sul secolo che
abbiamo appena lasciato. Lei ha visto in prima persona molti eventi importanti che
lhanno segnato: cosa stiamo portando con noi nel 2000?
Il concetto di secolo, come lo usi tu in questa
sede, è puramente culturale. Il Cristo, dicono gli esperti, nacque nel 4 a.C. Inoltre, il
pensiero di chi è vissuto nel Novecento non è certo nato dal nulla. La configurazione
culturale che chiamiamo modernismo è il prodotto immediato del pensiero
progressivo che si è sviluppato dal Settecento in poi. Darwin ha iniziato i suoi studi
sullevoluzionismo circa nel 1830 sotto la tutela del nonno Erasmus. Freud, una delle
colonne delle follie novecentesche, era stato preceduto di 50 anni da Von Carus. Nietsche,
forse il pensatore più influente sul Novecento, ha preso più idee dagli antichi greci
che non dal proprio tempo.
Daltra parte sin dai primi anni del secolo è andata
emergendo una particolare configurazione di pensiero con la relatività di Einstein, la
teoria dei quanti di Planck e la scomparsa quasi totale dei confini tradizionali tra i
generi letterari. Ma questi punti di svolta non erano altro che processi già in
evoluzione da mezzo secolo. Nel campo sociale abbiamo visto durante la prima metà del
secolo la lotta del socialismo e delluomo comune contro il capitalismo e
limperialismo. Una svolta importantissima è stata poi la rivoluzione dei Beat e dei
Flower Children nei primi anni Cinquanta. Purtroppo, con il 68 la nuova ondata di
idealismo si è trasformata, nellarco di un decennio, in una lotta fra generazioni
in cui i giovanissimi usurpavano i posti e le responsabilità dei padri. E poi ci sono
Internet e la Tv, le grandi frodi pubblicitarie, le guerre, i genocidi, lusurocrazia
incontrollabile di multinazionali, banche e compagnie assicurative, e altre malattie
mentali. Cosa ci segue nel nuovo secolo? Direi che tutti i nostri guai e follie ci
seguiranno. Forse lunica cosa che mancherà sarà la macchina da scrivere meccanica.
Già è impossibile farla riparare.
Il Novecento si è distinto da tutti i secoli che
lhanno preceduto per la rapidità dello sviluppo tecnologico che indiscutibilmente e
profondamente modificato le vite degli esseri umani. Pensa che questo sviluppo possa
portare più confusione o più chiarezza nella visione del mondo degli uomini?
La tecnologia ci ha portato infiniti benefici in ogni campo.
Non voglio dire niente contro la tecnologia (anche linvenzione della ruota fu
tecnologia) ma solo rammentarti che labuso della tecnologia non può che
pervertire la vita sana. Il grande pericolo è il fatto che la tecnologia viene sviluppata
e messa in atto unicamente dai poteri finanziari e commerciali. Per quanto sia utile
linformatica, troppo spesso non viene usata per informare la gente, ma piuttosto per
controllarla. Recentemente ho comperato dei libri in una libreria della quale sono cliente
da più di 50 anni. La cassiera ha insistito perché dessi il mio codice fiscale. Siamo
controllati come topolini in un labirinto. Capisco bene perché tanti giovani credono che
non ci sia nessuno scopo nella vita se non la sopravvivenza economica e
laccumulazione di danaro. La cultura di oggi è quasi unicamente commerciale, fatta
di intrattenimento superficiale e piaceri illusori. La tecnologia, per quanto utile e
desiderabile, non può chiarire nessun problema mentale.
Nel dare uno sguardo complessivo agli avvenimenti
culturali e reali del Novecento, percepisce un sentimento dominante, qualcosa come il
Romanticismo nellOttocento?
Fra tanti altri segni ancora non pienamente definiti, direi
che nel nostro secolo è evidente la tendenza verso un relativismo assoluto.
Il concetto di assoluti o di idee universali è controcorrente. Il
realismo di Tommaso dAquino, basato su verità spirituali e metafisiche,
è sparito lasciando la parola ad un materialismo che non corrisponde ai fatti. Così si
confonde lapparenza, i fenomena, con la Realtà. Comunque, mi sembra troppo presto
per porre unetichetta culturale sul secolo.
E stata comunemente decretata una sorta di
morte della poesia in quanto la gente non legge (e non compra) più libri di poesia. Quale
pensa possa esserne la ragione? Cosè cambiato nella predisposizione spirituale
umana?
Lenorme carico di lavoro degli uomini doggi,
combinato con perdite di tempo quasi irresistibili come la Tv ed i divertimenti
considerati necessari, hanno fatto sì che luomo contemporaneo non abbia
mai tempo per fare altro. Una delle piaghe più nocive, specialmente per la gente
impiegata nel mondo della cultura, è laumento della burocrazia. I
professori duniversità impiegano forse più tempo per le pratiche burocratiche che
per linsegnamento o per la ricerca. Per altra gente più o meno colta cè
pochissimo tempo per leggere. E meno ancora per costruirsi lanima, cioè
per definire una propria forma interiore. E senza unanima, come possono scrivere
poesie serie? Non credo affatto che la poesia sia morta, ma è innegabile che il pubblico
che sinteressa alla poesia è enormemente diminuito.
Quali forme ha assunto la poesia per sopravvivere in
questo secolo?
La risposta a questa domanda occuperebbe qualche volume. A
chi vuole sapere questo, consiglio di leggere uno splendido studio di Vittoriano Esposito:
Poesia, anti-poesia e non-poesia, pubblicato dalla Bastogi di Foggia. Aggiungo solo un
punto: nella poesia più recente cè una sconvolgente mancanza di coscienza della
storia. Una mente abbastanza ricca da concepire poesie degne di tale nome deve essere
cosciente del fatto che le nostre idee si sono formate nel corso di almeno 5000 anni. La
storia non comincia da Freud e Nietsche.
Quale forma la poesia potrebbe prendere perché gli
uomini del 2000 ci si riconoscano e le riconoscano un valore?
Non credo nellefficacia di schemi predefiniti come modo
di fare poesia. Direi solo che il poeta deve pensare e sentire (un processo
indivisibilmente unico) con tutto il corpo, tutta lanima, tutto lo spirito. La
produzione di poesie è un processo olistico, sintetizzante, non analitico. La gente del
nuovo secolo non riconoscerà il valore della poesia se i futuri poeti non ne faranno
unApocalisse, cioè una rivelazione. E una rivelazione è ciò che svela cose fino a
quel momento nascoste.
Come sintetizzerebbe quanto abbiamo detto finora?
Dimentichiamoci del Novecento! Pensiamo allinterno di
un campo molto più vasto che non un singolo secolo. Pensiamo alle cose che sono sempre
vere e valide, come dice Ezra Pound:
Ciò che sai amare rimane
il resto è scoria
Ciò che tu sai amare non sarà strappato da te
Ciò che tu sai amare è il tuo vero retaggio.
t.t. |