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redarrowleft.GIF (53 byte) Attualità Gennaio 2000

Il secolo dei paradossi

Più libertà, salute, comodità e creatività che nel passato. Ma anche le guerre più devastanti, i massacri e le tirannie più barbare, l’inquinamento. E’ stato questo il 1900 per lo storico Fernandez-Armesto. Che in un articolo per la Cnn si è chiesto perché il progresso ha fallito e i sogni si sono spezzati. E propone l’unica soluzione per il futuro: sperare meno

Ma il secolo appena passato (è vero, finisce in realtà il 31 dicembre del 2000 ma facciamo un’eccezione) per l’umanità è stato il migliore o il peggiore? Felipe Fernandez-Armesto, storico dell’università di Oxford e collaboratore del Times, dell’Independent e della Cnn un’idea se l’è fatta: "Il 1900 ci ha regalato più libertà, risorse, salute, conquiste tecnico-scientifiche e creatività che qualsiasi altro periodo della nostra storia. Ma è stato anche il secolo delle guerre più devastanti, i massacri più inumani, le tirannie più barbare, la massima differenza fra ricchezza e povertà e un livello di degrado ambientale estremo". Insomma "è stato il secolo delle più crudeli disillusioni".

Certo ognuno può fare il suo bilancio. Ma l’analisi proposta da Fernandez-Armesto si fa sentire. Scrive lo storico nelle pagine della serie "Millenium" della Cnn: "Il 20esimo secolo ha promesso tanto e ha tradito molto. Così il grande mistero del ‘900 è: perché il progresso ha fallito?". Già, perché il secolo dell’industrializzazione, delle grandi scoperte, della democrazia si è inceppato e a volte è sembrato arretrare? Se si chiedesse alla gente cosa ne pensa, per Armesto quattro sarebbero le possibili risposte. La prima: "Il progresso non c’è stato perché l’uomo ha dimenticato Dio". Si basa sul fatto che i peggiori disastri negli ultimi 100 anni sono stati perpetrati da ideologie e gruppi "laici", come il fascismo e il comunismo. Guarda caso, dicono i sostenitori di questa teoria, proprio il secolo più "temporale" è anche il più iniquo. Svanito il "timor di Dio", è la tesi, non poteva che andar tutto male. Ma per Armesto il ragionamento è sbagliato: le persone religiose non sono per nulla le più virtuose e giuste e l’intera storia dell’uomo insegna che forse altrettante malvagità sono state compiute nel nome della religione (leggi integralismi, ma non solo). Così, siamo al punto di partenza.

Altra possibilità: il "mancato progresso" è frutto di una affermazione falsa. E cioè nasce dall’eccesso di cattive notizie rispetto a quelle buone. La civiltà di massa, avida di informazione ma anche di divertimenti, ha portato all’aumento del sensazionalismo. E per tv, giornali e media in genere le cattive notizie valgono molti di più di quelle buone anche perché alla gente interessano di più. Esempio grossolano: a nessuno frega niente (a parte chi ci vola) sapere che un Boeing 747 partito da Milano è arrivato senza problemi a New York. Ma se l’aereo è dovuto tornare indietro perché un motore balbettava o all’atterraggio è scoppiata una gomma, cambia. Oppure: 1) Un bambino è allevato con amore dalla sua famiglia; 2) Un bambino viene pestato a sangue dal padre e dalla madre e finisce all’ospedale. La prima (buona notizia) succede tutti i giorni migliaia di volte; la seconda (cattiva) più raramente. Ma è quella che si vede.

Una terza causa può essere dovuta al fatto che "ogni miglioramento, ogni progresso, produce contemporaneamente dei problemi". L’elenco è lungo: "Le nuove forme di energia e l’inquinamento, la minor mortalità infantile e l’aumento della popolazione, la liberazione della donna e le famiglie in crisi, la maggior tolleranza e l’aumento del crimine". "L’avvento della democrazia nel mondo è stato uno dei grandi successi. Ma l’elettorato può essere manipolato per fini negativi. Insomma il progresso esiste, ma i suoi effetti sono fragili e incerti".

Infine, può essere che il progresso sia vittima di se stesso in un altro senso: e cioè che suscitando grandi speranze senza riuscire mai a soddisfarle veramente, crei una specie di delusione permanente. "Questo è stato il secolo dei sogni. E cosa succede quando i sogni lasciano l’amaro in bocca?".

Facciamo un altro passo avanti. Il ‘900 – dice sempre Armesto – è iniziato con due pericolosi eccessi di ottimismo. Uno era che l’evoluzione avrebbe migliorato le persone. Balla colossale. Perché "guerre, stress, droghe e demagogia hanno cancellato l’umana decenza. Durante la II Guerra Mondiale centinaia di migliaia di persone che sembravano tranquilli e bravi cittadini hanno collaborato al massacro dei loro vicini di casa. I buoni ragazzoni americani tutti torta di mele e mamma, spediti in Vietnam, sono arrivati ad ammazzare donne e bambini (il massacro di My Lai). E questo è successo lungo tutto il ‘900, in quasi tutte le zone del mondo". Secondo errore: "Tutti all’inizio secolo pensavano che la storia andasse da qualche parte. Magari verso la libertà universale, il governo mondiale o la rivoluzione socialista e la sua società di uomini uguali. Ma ora vediamo che le cose non sono andate proprio così. La storia in realtà traballa fra una crisi e l’altra, a caso, senza sapere dove sta andando. E’ un sistema caotico".

E la scienza? "Ha promesso molto anche lei. Soprattutto perché si riteneva che il miglioramento della conoscenza, della tecnologia, della salute, ecc., avrebbe alla fine eliminato anche i guasti della società, le ingiustizie, le miserie. Ma anche in questo caso non è andata come si pensava. La programmazione non ha funzionato. E la scienza, spesso, si dimostrata più efficiente nel servire il male che il bene. Le cosiddette "società costruite scientificamente" (i nazisti e la razza ariana, gli spostamenti forzati di massa di Stalin, la follia della "purezza" nella Cambogia di Pol Pot: ndr) si sono rivelati totalitarismi da incubo. La pseudo-scienza ha alimentato nazismo e stalinismo".

Ma anche quelli che sono evidenti successi scientifici sono discutibili, continua Armesto. Torniamo al discorso dell’automobile=inquinamento, contraccezione=sovrappopolazione, energia nucleare=pericolo dell’olocausto, antibiotici=germi resistenti. I costi delle conquiste tecnologiche in medicina hanno in realtà allargato le differenze fra i Paesi poveri e quelli ricchi. Un altro degli esempi classici di paradosso è quello del cibo: l’Occidente ne ha in abbondanza e spesso lo distrugge per motivi economici, il Terzo Mondo muore di fame. Forse, come dice una studiosa dell’università di Saint Andrews "la tecnologia dell’Occidente raramente è adatta al resto del mondo". E intanto si va avanti: se robotica e informatica fanno paura, le manipolazioni genetiche terrrorizzano.

Quanto ai sistemi sociali e alla politica, il bilancio è di nuovo zero: nessuno ha garantito la felicità. "Comunismo e capitalismo, dopo essersi combattuti a vicenda per decenni cercando di prevalere, si sono dimostrati entrambi a modo loro perdenti. Il primo ha generato solo stati-mostro pieni di corruzione, il secondo ha fatto certo meglio ma non senza problemi: premia la cupidigia e la mancanza di scrupoli, favorisce la nascita del sottoproletariato, gonfia i mercati all’inverosimile, istituzionalizza l’instabilità e invade il mondo con il consumismo".

Perfino all’inizio degli anni ’90 si è avuta l’impressione che le cose andassero migliorando. Cade il Muro, la democrazia si espande, la libertà economica sembra prevalere. Speranze presto dissolte. Il secolo è finito (ma stiamo parlando solo dell’anno scorso…) con una drammatica crisi economica che dall’Est asiatico ha toccato anche l’Occidente, un aumento dei disastri naturali forse con responsabilità umane (effetto serra) e ancora guerre e genocidi. Una perfino alle porte dell’Europa civilizzata (Ex Jugoslavia, Kosovo).

Insomma cento anni di disastri irrimediabili? In una cosa, almeno, no. Le disillusioni del ‘900, dice Felipe Fernandez Armesto, possono forse insegnarci ad "affrontare il futuro con aspettative più modeste". Come dire: meno illusioni, più soddisfazioni. E propone la sintesi di un altro storico dell’Università di Bruxelles, Jacobus Delwaide "Il prossimo secolo sarà meglio di questo – dice – E’ una cosa naturale: abbiamo fatto un tale caos del mondo che non si può che fare meglio…".

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